Simone Pianigiani – L’istruttore giovanile, una figura di riferimento per la costruzione dell’atleta e della persona”
03/14/2014Qual è l’importanza della figura dell’istruttore giovanile oggi?
Oggi come sempre l’istruttore giovanile non può che essere una figura di riferimento a 360 gradi per la costruzione corretta dell’atleta e della persona. E’ necessario dunque chiedersi quanto si investa, in momenti di crisi come quelli che viviamo, su figure così determinanti che devono essere supportate e sostenute nel loro lavoro con i nostri ragazzi. Le nuove generazioni ricevono dal mondo esterno sempre più sollecitazioni e questo rende necessario avere istruttori sempre più capaci e dotati degli strumenti giusti per intercettarne i bisogni e stimolarli ad impiegare il proprio tempo facendo attività sportiva.
Lei ha avuto grandi esperienze e successi lavorando con il settore giovanile, cosa può portarsi dietro un allenatore giovanile quando passa ai grandi? E all’inverso?
Spesso si pensa che allenare ragazzi giovani e professionisti di alto livello richieda due specializzazioni differenti tra loro. Non è così. Per allenare ragazzi di 16 anni e giocatori di Eurolega occorre realizzare un percorso di sviluppo coerente; sapere cosa serve per formare atleti giovani e guidarli nel miglior modo possibile fino alla fine del loro percorso giovanile e poi oltre. Occorre “entrare nella pelle” dei ragazzi lavorando sugli aspetti psicologici e motivazionali; non deve esserci esclusivamente la conoscenza tecnica della materia ma anche e soprattutto la capacità di trasmetterla ai ragazzi e creare con loro empatia stimolandoli nel modo corretto toccando i tasti giusti. Un lavoro importante e delicato che sarà utile anche dopo la fine dell’attività giovanile. La separazione non è poi così netta e alcuni dettagli e concetti sono spesso determinati e affatto scontati e sono quelli che poi finiscono per fare la differenza. E’ necessario dunque creare figure che siano capaci di lavorare su entrambe le tipologie di atleti. La differenza si riscontra invece nell’esposizione mediatica che coinvolge i giocatori di alto livello, aspetto da non sottovalutare e che va gestito anch’esso in maniera corretta.
Il Settore Squadre Nazionali ha intrapreso in collaborazione con il CNA questo nuovo percorso riconoscendo al Centri Tecnici Regionali un ruolo primario. Quali sono per lei le priorità per gli istruttori giovanili e quali le prospettive per la pallacanestro giovanile italiana?
Il tentativo è semplice: vogliamo far si che i Centri Tecnici Regionali diventino momenti di aggregazione, confronto, stimolo e crescita per tutte le componenti del movimento cestistico italiano. Vogliamo coinvolgere atleti, allenatori, dirigenti, arbitri e tutte le altre figure di rilievo per poter parlare non solo di tecnica ma per continuare ad essere sempre più competitivi in questo particolare momento storico, che vede la nostra pallacanestro in crisi dal punto di vista della produzione numerica di giocatori e di taglia fisica a disposizione rispetto al resto d’Europa. Lo scopo è quello di creare eccellenze intorno agli atleti per provare ad offrire loro strumenti validi per migliorare le loro performance, la loro cultura dell’allenamento e della cura fisica. Il tentativo della Fip è una sfida verso il futuro.
Iacopo Ielasi
Ufficio Stampa Vivi Basket