Davide Mangani, detto ‘o professore: da Napoli a Boston (passando per Zurigo)
02/23/2017Davide Mangani è oggi un ricercatore e ha iniziato insieme a coach di Lorenzo nel 2006. Poi è passato alla società associata, Pianura, e ha iniziato a giocare in campionati senior dalla serie D, passando per la C2 (Mugnano e Marigliano) fino all’anno in C1 con la Megaride di nuovo con coach di Lorenzo. Il passaggio alla Partenope e nel 2014 si è trasferito a Zurigo per conseguire il dottorato di ricerca che terminerà a giugno. A luglio volerà negli States per lavorare al Brigham and Women’s Hospital, Harvard Medical School, a Boston.
A cosa stai lavorando ora?
Al momento sto lavorando sulla sperimentazione di nuove terapie contro il glioblastoma, il più frequente e aggressivo tumore al cervello in adulti. Queste nuove terapie cercano di sfruttare il sistema immunitario per potenziarne la risposta contro i tumori.
E invece, col basket, dopo Napoli, dove sei stato?
In svizzera ho giocato i primi due anni in terza lega nel Grasshopper Zurich, e poi siamo stati promossi in Lega due. L’anno della promozione sono stato il miglior marcatore della squadra con un high di 40 punti. Purtroppo in lega due gli impegni erano diventati troppo importanti per conciliarli con il lavoro, e quindi ho dovuto lasciare la squadra a metà stagione sono sceso di nuovo nella vecchia lega dove posso meglio conciliare la mia passione per il basket con il numero spropositato di ore di lavoro che la mia attività di ricerca e studio richiede.
Ci racconti come hai iniziato?
Certo, era il 2006 e feci un gran campionato giovanile nella mia prima società, la Rosso Maniero, e giocammo un paio di volte anche contro il basket Napoli. Poi vinsi un torneo nazionale Nike, chiamato Nike Skill Contest a Bologna, e diciamo che queste “buone prestazioni” mi fecero notare da coach Roberto di Lorenzo che mi volle prendere nelle sue giovanili. Il primo anno, con coach Stendardo, è stato un anno speciale. Ci allenavamo praticamente sempre, e che peccato che per alcuni problemi extra-cestistici non raccogliemmo quanto seminato a fine anno.
Che legame hai con ViviBasket e con la pallacanestro?
Vivibasket é sicuramente un punto di riferimento per i giovani napoletani e campani. Lo sport é famiglia, è un’attività imprescindibile nella crescita di una persona. Per me Vivibasket é stata una famiglia, ma posso sentirmi fortunato nel dire che, tranne in una sola occasione, ho sempre trovato squadre meravigliose che mi hanno fatto sentire a casa. Se non si creano quel tipo di legami “familiari” in una squadra, non si vince e non si cresce.
C’è qualche aneddoto che ti piace ricordare?
Mi andrebbe di raccontartene due. Il primo da giocatore Vivibasket, e il secondo da avversario. Il primo riguarda una partita nel 2007, Basket Napoli – Matera. Beh, ho avuto la fortuna in quell’anno di giocare con l’atleta che io ritengo il più forte della nostra generazione, Roberto Maggio. Un giocatore affamato, spietato, ed uno dei miei più cari amici. Però essere il suo pari ruolo significava due cose: era una continua guerra in allenamento per stargli dietro, e significava anche tanta panchina. Quella partita lui era infortunato ed avevo la mia prima possibilità per giocare un po’ di più ed applicare ciò che stavo imparando giorno per giorno. Segnai più di venti punti e vincemmo una gran bella partita. Fu un momento molto importante per la mia crescita perché mi resi conto che potevo anche io crescere come leader. Il secondo episodio risale a quando giocavo alla Partenope, quella era una squadra speciale e facemmo cose del tutto inaspettate già all’inizio dell’anno. Fummo l’unica squadra a vincere a Matera, e vincemmo con una mia tripla a 7 secondi dalla fine su uno scarico meraviglioso di Aldo Filippi. Il viaggio di ritorno con tutti i miei compagni e il nostro coach Olivo, fu un giubilo infinito e non ricordo di aver mai riso tanto in vita mia. Momenti impressi a fuoco nel cuore.
Cosa si perde chi non cresce con lo sport?
Si perde tutto. Ma veramente tutto. L’anno della serie C1 facevamo 6-7 allenamenti a settimana. Ricordo che avevo le chiavi della palestra e la mattina presto insieme a coach Francesco Dragonetto andavo a fare sedute di tiro e tecnica, perché per me l’allenamento mattutino ufficiale era troppo tardi, perché dovevo andare a seguire i corsi all’università. Dopo i corsi si correva in laboratorio a fare esperimenti e la sera si tornava in palestra ad allenarsi. Viaggi in pullman per le partite fuori casa con i libri da studiare per gli esami.
Hai mai rinunciato o allo sport o allo studio?
Mai. Mai ho pensato di saltare un allenamento o una partita per studiare, perché si può fare. Io ottimizzavo il mio tempo in modo da incastrare tutto, perché il basket era, ed è, vita per me. Senza il basket mi mancherebbe l’attitudine al sacrificio, la leadership e il carisma maturati attraverso gli anni in diverse squadre. E soprattutto, mi mancherebbe quella sensazione di adrenalina dopo una giocata in partita!
Palla persa o tiro dell’ultimo secondo: cosa ti ha insegnato il basket?
La vita è un continuo imprevisto. E ti rendi conto che non smetti mai di imparare. Ed é proprio così perché soltanto un mesetto fa mi sono reso conto di quale sia stato il più grande insegnamento che mi ha regalato il basket. Non giocavo per infortunio da un po’ di tempo, e tornato sul campo mi sono accorto che non sentivo la mancanza del campo, dei tiri da tre, delle partite. Ma sentivo la mancanza dei compagni di squadra! Del giocare con loro, del vincere con loro, del remare tutti insieme verso la vittoria. Ti rendi conto per davvero, che lo sport ti insegna ad amare e rispettare gli altri, a stare con loro “per davvero”.
Si impara più dalle sconfitte o dalle vittorie?
Si impara egualmente da entrambe. Nella vita avremo, ahimè o per fortuna, più sconfitte che vittorie. E da quelle dobbiamo imparare a soffrire e riflettere. Sono una persona molto riflessiva, e dopo ogni sconfitta sono sempre un po’ troppo duro con me stesso. Possiamo sempre dare di più, ed ecco, quello è il vero insegnamento delle sconfitte: capire cosa possiamo fare per dare di più e riprovarci, riprovarci, anche se fosse per un miliardo di volte! Dalle vittorie invece si deve imparare che non sono mai abbastanza: la differenza tra una persona normale e un campione sta tutta nella fame insaziabile di vittorie che il secondo soltanto può avere. Vincere mi fa solo venir voglia di vincere ancora!
Vivi Basket allena ragazzi e ragazze al Polifunzionale di Soccavo. Abbiamo raggiunto il traguardo dei 10 anni e stiamo portando avanti una campagna di raccolta fondi per continuare a dare un futuro all’attività e a far crescere con lo sport bimbi e ragazzi. Anche una piccola donazione è importante e ti sentirai in squadra con noi. Si parte da 5€, 25€ o di più; e puoi scegliere, se vuoi, delle ricompense.
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