Coach on the road: Francesco Guida
12/06/2015Vi proponiamo un’altro contributo di un coach formatosi alla scuola Vivi Basket, Francesco Guida.
La pallacanestro, il Basket Napoli prima e Vivi Basket poi, mi hanno cambiato la vita, perché ho cominciato da lì, e prima di allora, un 31 agosto di ormai diversi anni fa negli uffici del PalaBarbuto, non conoscevo una sintesi così perfetta di conoscenza, relazioni, passione e sacrificio, ovvero “allenare” e vivere il Basket.
In quegli anni ho conosciuto persone con le quali ho condiviso, percorsi di crescita e passione cestistica, a loro devo tutto, li considero i miei migliori amici.
In quegli anni, oltre alla tecnica, alla tattica e alle sfumature della pallacanestro integrata, ho imparato soprattutto due cose: la prima è che bisogna credere nella formazione costante, conoscendo e superando i propri limiti quotidianamente, la seconda è che non bisogna aver paura di inseguire i propri sogni. Anche se non li dovessimo raggiungere, il viaggio ne varrà la pena.
E a proposito di viaggi, formazione e sogni, qualche anno fa ero a Norcia a fare un corso allenatore e tra un tirocinio e un piano di allenamento un amico mi telefonò e mi disse: “Ti piacerebbe andare ad allenare alla Stella Azzurra Roma?. Stanno facendo un Camp a pochi chilometri da dove sei, cercano un allenatore per l’anno prossimo, ti metto in contatto” . Inutile dire quale fu la risposta, quei giorni restanti di corso non furono più gli stessi. Finito il corso, mezz’ora dopo, ero a Roccaporena a fare un allenamento di prova e a sperare di aver fatto una buona impressione.
6 Giorni, 12 ore, 14 minuti e qualche secondo dopo (mi dispiace non essere più preciso) avevano ed avevo deciso: da li a qualche settimana mi sarei trasferito ad allenare a Roma, nella mia prima vera esperienza “on the road”.
A Roma ho vissuto ed allenato 2 anni. Onestamente non ero abituato ad entrare in palestra alle 10 di mattina ed uscirne alle 11 di sera, ma vi assicuro, è stato spettacolare quanto stancante. Allenamento individuale la mattina a 4 norvegesi, allenamento individuale subito dopo pranzo a un Bosniaco, a un Serbo, a uno di Giulianova, a uno dell’uscita 23 del Grande Raccordo Anulare. Il pomeriggio allenamenti di squadra.
Un bombardamento di informazioni (ed emozioni) notevole. Un ambiente multietnico e multiculturale che va oltre la pallacanestro, per me tutto nuovo, ed ho dovuto dunque migliorare il mio inglese, per fare allenamento in inglese, ho imparato qualche frase in serbo (purtroppo anche qualche parola meno nobile), ho imparato a vivere insieme ad altre 8 persone in un appartamento. Non solo allenare ma anche curare tanti aspetti extra campo riguardanti la foresteria, le relazioni con le scuole, la gestione dei trasporti necessari da fare a qualsiasi ora, giorno e notte. L’apprendimento più significativo è stato certamente quello fatto in campo: innanzitutto un sistema di gioco e di intendere la pallacanestro diverso a quello a cui ero abituato, e questa è una grande ricchezza, vedere le cose da altre prospettive è una opportunità di crescita. Ho avuto poi la fortuna di avere bravi maestri (Alessandro su tutti) dai quale ho imparato tanto. In più ovviamente la possibilità di allenare giocatori “forti” è un privilegio. Così come poter partecipare a tornei internazionali, per me era una piacevole novità: Barcellona, Belgrado, Budapest. Conoscere altre realtà cestistiche è una cosa fantastica.
Comunque il giorno che arrivò la matematica qualificazione alle finali nazionali under 15, stentavo a crederci, le mie prime finali nazionali (c’eravamo andati molto vicino con il Vivi Basket under 17, chi la dimentica, quella maledetta partita), ho realizzato un sogno. Può sembrare poco per chi è abitudinario a quei traguardi . Ma nella mia “Lista Sogni”, c’era “Finale Nazionale”. Si diceva pure che eravamo forti, mah, onestamente non pensavo fossimo tra i favoriti. E invece il 5 Luglio, in quel di Montegrotto Terme, diventammo Campioni d’Italia. Primo scudetto della storia del Club. Che figata. Non voglio cadere nella retorica. Ma per 2, forse 3 mesi, la vita mi sembrava troppo bella, avrei sorriso di fronte ad ogni avversità, tanto ohh, abbiamo vinto lo scudetto, chissenefrega. Certo è stata un ‘esperienza dura, pirotecnica, fatta di sacrifici e sconfitte oltre che di vittorie, ma ho allenato la mia capacità di resilienza e levigato alcuni spigoli del mio carattere (lasciando intatti i migliori). Mi porto dunque dietro tante cose, le più significative certamente le amicizie, il ricordo di uno scudetto da assistente, di una finale nazionale da capo allenatore, di un rapporto speciale con un gruppo di ragazzi che ho allenato 2 anni (la classe 2001) che mi mancano tanto e considero come fratelli. In due anni non sono riuscito a “prendere” l’accento romano.
Sono curioso di capire cosa accadrà ora che alleno in Calabria, a Lamezia, dove alleno splendidi ragazzi, in una realtà certamente diversa da quella vissuta a Roma, ma una realtà che ha voglia e potenzialità di crescere. Una realtà del sud, dove, come in tante altre bisogna lottare quotidianamente.
Certamente il basket calabrese sta crescendo e deve crescere, ma non noto molte differenze in quello che quotidianamente faccio in campo: territori e culture diverse, competenze e abilità da migliorare, ma la dignità, la voglia e la passione dei ragazzi che alleno è altissima.
È comunque passato troppo poco tempo per raccontarvi aneddoti, vittorie, sconfitte ed altri dettagli del viaggio, anche se stiamo andando bene e tra poco, probabilmente, a breve, sforeremo i confini calabresi, per la seconda fase interregionale dei campionati, per tentare la qualificazione alle fasi nazionali. Sarà certamente un’esperienza che aumenterà il bagaglio delle mie conoscenze ed alimenterà il fuoco della mia passione, che credo, niente e nessuno farà mai affievolire. Forza pallacanestro…e forza Vivi Basket.
Francesco Guida, coach