Coach on the road: Alessandro Rossi
12/08/2015Alessandro Rossi è stato il primo giovane coach a venire a bottega con il Progetto Vivi Basket nell’estate 2005, da assistente di Alessandro Stendardo.
Era la tarda estate del 2005 quando fui chiamato da Roberto Di Lorenzo per entrare a far parte dell’allora Basket Napoli. Non potevo avere consapevolezza del fatto che quell’incontro, avrebbe cambiato i successivi dieci anni della mia vita .
Fresco del corso “allenatore di base”, entrai a far parte di una struttura più grande di me , e non avendo neanche mai giocato a livello agonistico, percepii immediatamente la mia totale inadeguatezza.
Eppure mi sentivo a mio agio. Giorno dopo giorno, c’era qualcuno disposto ad osservare come mi muovevo, cosa facevo, cosa dicevo e come lo esprimevo. C’era qualcuno disposto a correggermi , ad educarmi, a formarmi.
Roberto di Lorenzo , Alessandro Stendardo, personaggi di enorme spessore tecnico ed umano come Giacomo Leonetti e Claudio Barresi. È grazie a loro Se oggi scrivo felice e quasi imbarazzato queste righe.
Mi hanno permesso di sperimentare e sbagliare. Mi hanno dato quella fiducia di cui tutti abbiamo bisogno (ed in primis i ragazzi!).
È stato un viaggio durato anni, fatto di gioie e di ostacoli, dove ho cercato di imparare a praticare l’arte più difficile di tutte : quella del mettersi in discussione .
Perché questa è stata l’essenza della mia esperienza a vivi basket . Ho avuto la sensazione di essere accompagnato alla ricerca delle mie capacità di allenatore. Imparando ad essere me stesso (con l’aiuto della Dott.essa Tonia Bonacci), comprendendo i miei limiti ed utilizzandoli da sprone per migliorarmi .
Infine quando ho percepito di essere pronto, e non senza essermi preventivamente consultato con le persone di cui sopra, ho deciso di mettermi in gioco fuori dalle mura “amiche”.
Tre anni fa ho scelto di proseguire il mio percorso a Rieti , città che vive di basket e che mi ha dato l’opportunità di vincere con la NPC Rieti ,da assistente allenatore, un campionato di serie B. Oggi in A2 le responsabilità sono chiaramente aumentate, e la qualità (soprattutto individuale) del gioco tocca delle vette importanti. Il mio livello di attenzione deve essere sempre massimo , e quando mi rilasso devo sapere che c’è qualcuno da qualche altra parte che sta lavorando come e più di me per migliorarsi .
Quello che ho imparato al Vivi Basket a livello tecnico e relazionale però, lo metto in pratica tutt’oggi ogni giorno. La base tecnica donatami dai miei maestri “napoletani”, è il punto d’inizio da cui partire per analizzare le situazioni di gioco, comprenderle e provare a correggerle. Il tutto viene naturalmente rimodellato, in linea con le esigenze di una prima squadra senior, del capo allenatore Luciano Nunzi , adeguandomi alla velocità ed agli spazi del gioco (ovviamente completamente diversi da quelli del settore giovanile).
Ma lontano dai miei amici (coetanei ed aspiranti allenatori come me), ho potuto apprezzare ancora di più quanto la parte relazionale sia determinante e vada di pari passo con la componente tecnica e fisica del gioco .
Il farsi apprezzare e rispettare nel proprio ruolo per ciò che si è , e non per ciò che si vorrebbe essere, è un insegnamento che cerco di rendere attuale ogni volta che metto piede in palestra. Perché Quando sei fuori dal tuo ambiente, sei un signor nessuno, e capisci immediatamente di dover ripartire da zero per conquistare la fiducia di tutti.
E credo che l’educazione e il rispetto per gli altri, l’applicazione feroce, la passione associata alla competenza, siano le uniche strade percorribili per raggiungere questo obiettivo.
Continuo ad allenare gruppi giovanili nella speranza di trasferire al meglio le mie conoscenze. I ragazzi sono appassionati ovunque, a Rieti come a Napoli , e oggi comprendo con più lucidità la loro costante richiesta di aiuto per migliorare. Quello che mi interessa realmente è che alla fine del percorso insieme loro possano ricordarsene come un momento di crescita : tecnico-fisica, ma soprattutto personale.
Non tutti loro saranno dei giocatori, ed io a 32 anni non ho la benché minima certezza di diventare un allenatore professionista. È il mio sogno, ma mi hanno insegnato a viverlo tenendo un occhio sulla realtà. E so che in ogni caso, nessuno al Vivi Basket mi avrà mai venduto facili illusioni in tal senso. Comunque andrà , lo sport è scuola di vita, e se tra dieci anni farò tutt’altro, lo farò essendo una persona migliore.
A chi ha la fortuna di far parte di vivi basket dico con forza (ma con altrettanta umiltà) : fermatevi ad ascoltare, abbiate spirito critico, formate il vostro pensiero e abbiate il coraggio di metterlo sempre in discussione . Confrontiamoci e condividiamo idee! Ma soprattutto, lasciate che la passione per questo sport vi guidi!
FORZA VIVI BASKET !