#MandiViviBasket: Generazione di Playmaker
06/02/2017Antonio Gallo è con noi da sempre, figlio d’arte, mamma (Alessandra Finamore) playmaker in serie A ed istruttrice nazionale di Mini Basket, papà (Gianfranco Gallo) calciatore e inventore del Gymnasium Vomero, società pluriscudettata femminile. Da sempre gioca con i più grandi da leader.
Come riassumi questa stagione fin qui?
Con l’Under18 è stata una stagione senz’altro positiva, le finali nazionali erano l’obiettivo dopo tre anni di lavoro, era un obiettivo comune, siamo molto contenti per questo, è stata fondamentale la forza mentale del gruppo. Tutti quanti abbiamo avuto la stessa direzione, stesso obiettivo e la forza mentale per lavorare ogni giorno, per allenarsi e per ogni partita.
Come ti sei sentito dopo la vittoria finale e la qualificazione?
Durante la partita non ci ho mai pensato: poi la sensazione di esserci arrivati ce l’ho avuto forse sull’ultima azione, dopo c’è stato qualche cambio e lì è il momento che ti rendi conto che ci sei molto vicino. Una gioia penso unica, mai provata finora, una gioia sportiva di questa portata, è stata una sensazione bella festeggiare con tutti, amici e familiari.
Già sai ora cosa ti aspetta?
Sì, diciamo che queste finali le vedo un po’ come una manifestazione in cui devi essere molto forte mentalmente, devi essere pronto sempre a giocare tutti i giorni. Più che tecnica e preparazione tattica serve la forza di gruppo, la compattezza, mi aspetto una settimana in cui dobbiamo essere sicuramente tranquilli perché non abbiamo nulla da perdere, ma non vogliamo avere rimpianti.
Quindi si va ad Udine per…?
Per vincere sicuramente.
Quali sono i punti di forza della vostra squadra?
Siamo una squadra molto completa, varia dal punto di vista della qualità di ogni giocatore, cioè ognuno ha un suo punto di forza o caratteristica, come tiro da 3 o maggiore intensità in difesa, abbiamo fisicità, altezza, siamo una squadra molto lunga, il punto di forza è che titolari e riserve non esistono, siamo versatili e riusciamo anche ad adeguarci con gli avversari e imporre il nostro ritmo. Questo ci ha permesso di vincere quest’anno contro squadre di buon livello.
Cosa pensi quando vedi i piccolini della vostra società?
Eh, domanda interessante.. perché ogni volta che noi ci alleniamo, in genere noi dopo e ci incrociamo spesso, in questi ragazzini rivedo quello che è stato il mio percorso. Vedo come ero e come sono. Non so come sarà il futuro, ma guardando loro vedo quel ragazzino che ero a 12-13 anni. Mi fa piacere che guardino anche le partite, una cosa che mi verrebbe da dirgli è “provare ad essere il miglior giocatore possibile, non avere rimpianti quando diventerai grande, e lavorare bene in palestra”. Dal punto di vista personale mi ci rivedo, li guardo e penso a tutto quello che ho fatto io.
Qual è la cosa che un allenatore ti abbia mai detto che ti è rimasta più impressa?
Il coach ormai lo conosco da quattro anni, mi sono rimaste impresse varie cose, per esempio qualche complimento che mi ha fatto e tutto quello che facevo di sbagliato e che mi ha corretto. Dal punto di vista dell’intensità difensiva, la voglia e… la cazzimma, che va messa in campo e che a 13 ancora mi mancava, e ha saputo tirarmi su quando ne avevo bisogno.
Hai dei modelli di riferimento, per la vita e nello sport?
Partiamo da giocatori famosi, per me un modello quando ero piccolino è stato il tennista Nadal, mi piaceva la sua etica del lavoro, ho letto molte sue interviste, su come si preparasse tutti i giorni in maniera metodica. Nel basket il mio modello è Rondo, oggi con Chicago Bulls, io lo seguivo quando era coi Celtics, lui mi piace perché, a parte lo show time, è un giocatore che non tira molto da fuori ma ha molto contropiede e difesa, mi piace per quello. Attualmente ci sono playmaker come Curry o Irving da cui studio qualche giocata e prendo ispirazione. Nella nostra società da piccolo prendevo ispirazione molto dai più grandi, come Alessandro Marra, erano più grandi di noi, io li guardavo e cercavo di imitarli.
Francesca Amendola