Delle selezioni e delle graduatorie dei giovani giocatori…

Delle selezioni e delle graduatorie dei giovani giocatori…

02/09/2014 Off Di dilorenzo

Perchè dovresti ignorare i Rankings* dei Giocatori

(*In questo articolo si parla dei Rankings, le graduatorie dei migliori giocatori di Liceo e College, ma ben si adatta alle nostre selezioni Regionali, CTF, selezioni varie…,RdL)

Non è da dove parti, ma dove arrivi ciò che conta di più.” Questo riassume i miei pensieri sulla fissazione con le classifiche dei giocatori nel basket giovanile. Troppi giocatori usano queste classifiche come metro di giudizio del proprio valore in campo, i genitori le indossano come fossero medagliette d’onore, gli allenatori se ne servono per gonfiare le proprie abilità.
I ragazzi dovrebbero giocare a basket per due motivi:
1. Perché amano realmente il gioco.
2. Perchè usano il gioco come veicolo per un’educazione libera e per esperienze di vita uniche.
Ho aperto gli occhi sul culto delle Graduatorie di Giocatori molti anni fa quando il Washington Post raccontò la storia di un bimbo di Baltimora presentandolo come “il miglior giocatore di 10 anni della nazione”. Mi è sembrato tanto come una di quelle pubblicità dei telefonini Windows, “Davvero? Ha dieci anni?”. Prima di tutto, come si può definire un bimbo il migliore se non hai osservato ogni singolo giocatore di 10 anni giocare (e anche se lo avessi fatto, non hai nulla di meglio da fare) ? E qual è lo scopo di provare a capire chi sia il bimbo di 10 anni più forte? Che vantaggi ha? Cosa di positivo potrebbe venirne fuori? Perché qualcuno dovrebbe voler dare a un bimbo di 10 anni il fardello della pressione di essere il più forte? O di 12 anni. O anche di 14, ha importanza? Stiamo pur sempre parlando di ragazzini!
Ora, mi sta bene nominare le squadre All American o anche classifiche pubbliche dei giocatori giusto prima del loro ultimo anno di liceo. Credo però che fare questo sia un modo per riconoscere quello che loro hanno raggiunto come traguardo. Ma poi può rivelarsi una discesa scivolosa in quanto il successo non è mai garantito.
Sapreste dirmi quali due cose hanno in comune Shaheenn Halloway a Kenny Gregory?
1. Entrambi sono stati MVP della partita del Mc Donald’s All-American (rispettivamente nel 96 e nel 97).
2. Entrambi non sono stati scelti nell’NBA (e scommetto sul fatto che non abbiate mai sentito i loro nomi).
Le classifiche dei giocatori pubblicate su Internet stanno inquinando il basket giovanile. Se un giocatore viene messo molto in alto in queste classifiche, spesso diventa compiaciuto e si sente autorizzato a tutto da uno sciame di avvoltoi e parassiti che vedono in questi ragazzini la propria vita per arrivare alla fama e alle ricchezze. Chiunque nel suo entourage diventa uno che dice sempre si e lecca il culo.
Come questo può aiutare la sua crescita e il suo sviluppo? Se invece un giocatore in quelle classifiche è in basse posizione oppure non è nominato affatto, spesso diventa frustrato e inizia a domandarsi cosa del duro lavoro fin lì fatto non andava. Molte volte diventa un giocatore egoista che pensa solo a giocare per sé quando è in un torneo o in una manifestazione. Inizia a giocare IL gioco, invece del SUO gioco.
Questa mentalità egoistica la mostrano anche i giocatori alti in graduatoria… perché sanno che se non riempiono il foglio delle statistiche il loro ranking ne soffrirebbe.
Il risultato è giocatori e un gioco egoista nella maggior parte dei campionati giovanili. Troppi palleggi, tiri forzati e nessun extra pass –l’esatto contrario di come il gioco debba essere! Se davvero vuoi approfondire i pericoli di queste classifiche raccomando fortemente di leggere il libro di George Dohrmann’s “Play their hearts out”.
Andare a braccetto con questa infatuazione per le classifiche dei giocatori risponde a un chiaro di bisogno di mettersi in mostra. Dopotutto, hai bisogno di metterti in mostra per essere nominato, giusto? Come potrebbe mai avvenire se nessuno ti vedesse giocare?
Ho ricevuto dozzine di email a settimana in cui mi si chiedeva “qual è il miglior modo che ho di farmi notare?”
La mia risposta? Diventa il miglior giocatore e il miglior compagno di squadra che puoi e l’esposizione arriverà da se. Se sai giocare; ti troveranno.
Ora sia chiaro, sto generalizzando perché ci sono anche molte eccezioni. Harrison Barnes è uno di quei giocatori che ha sopportato il fardello di essere sempre uno dei migliori durante tutto il liceo ma tutto ciò non ha mai inficiato il suo carattere e il suo sviluppo. Ma per ogni Harrison Barnes ci sono numerosi giocatori che hanno concesso a queste classifiche di intaccare il proprio potenziale e in alcuni casi di rovinare le proprie carriere prima ancora che cominciassero. Io non sto parlando male di questi giocatori, sono realmente dispiaciuto per loro. Diventano il prodotto di scarto di un sistema difettoso.
Giocatori, genitori, allenatori: vi sfido a non lasciarvi coinvolgere da queste graduatorie. Focalizzatevi sullo sviluppo e sul miglioramento quotidiano. Sull’essere migliori giorno per giorno. Sul giocare perché siete appassionati al gioco e perché volete che il basket vi aiuti ad acquisire un educazione, a farvi degli amici per la vita, a viaggiare in nuovi posti. Focalizzatevi sulla purezza del gioco.
Se lo farete, tutto il resto sarà soddisfacente. Come usava dire il leggendario Morgan Wootten: “Assicurati che sia tu ad usare il basket, e non viceversa.”

(Alan Stein http://youth.usab.com/training-room/player-psychology/Why-You-Should-Ignore-Player-Rankings.htm)

Traduzione di Iacopo Ielasi