Riflessioni: L’ascesa di Giulia e Bea….

Riflessioni: L’ascesa di Giulia e Bea….

11/17/2013 Off Di dilorenzo

Un periodo intensissimo di tante partite, vittorie, sconfitte, tanti impegni ma arrivano le domande per le difficoltà improprie che troppo spesso incontriamo.

Poi, per caso, mi imbatto in un articolo come questo del Gazzetta dello sport che racconta la storia di due ragazze che trovano dallo sport, dal nostro basket, giocato in carrozzina, la forza per andare avanti, per essere felici.

ascesa di Giulia e Bea

Ed allora mi viene da pensare ai nostri ragazzi, ai loro genitori, che non riescono ad apprezzare la gioia di giocare, di soffrire nelle sconfitte, di arrabbiarsi per non riuscire a dare ciò che si vorrebbe, ma tutto questo voi lo potete fare loro sono lì bloccate per un destino crudele, ma sono felici.

Accettare che si può sbagliare, che ciascuno ha un suo limite, da superare ogni giorno, individualmente, vivendo la propria vita, con il proprio ruolo, di giovane atleta, di allenatore, di dirigente, di genitore. Ripeto, lasciando vivere a ciascuno gioie e dolori.

Il ruolo di ognuno è importante nel rispetto reciproco, che va sottolineato in ogni momento per non perdersi, il basket è uno sport di squadra, il successo del singolo è successo di tutti così come la sconfitta, non PUO’ ESISTERE, l’invidia verso ciò che fanno gli altri. Se ciò accade, vuol dire che non si è compreso lo spirito del gioco di squadra.

Abbiamo gruppi che stanno crescendo, con tanti ragazzi giovani in prima squadra, nessuno, di questa età ha tanto spazio in prima squadra come da noi, le squadre U17 ed U15 hanno gruppi in crescita, con livelli molto omogenei, i ragazzi stanno bene, con la giusta rivalità, ben 16 di loro sono stati inseriti nel Centro Tecnico Regionale, quindi stanno crescendo bene, altri sono sotto osservazione, tre allenatori sono nello staff, ma nonostante questo non c’è serenità.

Ed allora ritorno all’articolo, probabilmente c’è da riflettere sui sacrifici da fare e su come orientarli, storie come queste, a me personalmente, colpiscono profondamente.

Ho avuto la sorte e la bravura di vivere lo sport al massimo livello ma adesso mi sembra una follia questo continuo combattere per nulla, non per trovare palestre, risorse o migliorare gli allenatori, ma solo per spiegare cosa è lo sport di squadra, la responsabilità individuale all’interno di uno sport di squadra, non parlare con i ragazzi, che sarebbe il nostro lavoro, ma con chi li circonda. Vedere ragazzi spaventati, arrabbiati, contorti nel ragionamento, infelici anche quando si vince, con gli occhi smarriti verso la tribuna, beh tutto questo mi fa male!